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DA TIGOTÀ IL SOSTEGNO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA: “NON SIETE SOLE”

DA TIGOTÀ IL SOSTEGNO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA: “NON SIETE SOLE”

2021-11-25

4 minuti di lettura

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DA TIGOTÀ IL SOSTEGNO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA: “NON SIETE SOLE”

“Subire un abuso significa perdere la capacità di riconoscersi, di avere accesso al proprio specchio interiore e percepire il proprio corpo e i propri pensieri in maniera familiare. Ciò che prima appariva intero e integrato non è più in grado di proteggere, offrire riparo, separare dentro da fuori. È come se i propri confini rompessero gli argini e l’abuso gettasse chi lo subisce in uno stato di eterna esposizione.” A parlare è la dottoressa Debora Leardini, psicologa e psicoterapeuta con la passione per la fotografia, che ha narrato tramite i suoi scatti i momenti più importanti del percorso di recupero di donne vittime di violenza e stalking.

“Il progetto nasce dal racconto di un luogo interiore che smette di essere sicuro, riparato e segreto. Questa è una storia di donne in quattro tempi. Ciascuna delle quattro fasi rappresenta una tappa dell’elaborazione della violenza subita - prosegue Leardini - Un processo che inizia con il non sentirsi più a casa dentro il proprio corpo, prosegue con la scissione emotiva e la consapevolezza dell’abuso subìto, per intraprendere poi il viaggio di trasformazione con altre donne e condividerne il peso, fino al racconto del recupero e della convivenza con le fragilità che l’esperienza ha provocato”.

Il progetto viene raccontato in una mostra, dal titolo “Trip”, che può essere tradotto come viaggio ma anche inciampo, in programma a Padova in Comune dal 24 novembre al 17 dicembre. L’esposizione di Gruppo Polis, che sostiene il reinserimento sociale e il benessere di persone che vivono in contesti di fragilità a cominciare dalle donne vittime di violenza, ha lo scopo di lanciare un messaggio chiaro nel mese in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre): “Non siete sole”.

La mostra è stata finanziata da Tigotà, che da diversi anni sostiene le iniziative di Gruppo Polis e ha scelto uno dei 22 scatti fotografici per un’importante operazione di sensibilizzazione a livello nazionale. Nella settimana del 25 novembre in tutte le vetrine degli oltre 650 negozi del gruppo vengono esposti dei manifesti che invitano le donne in difficoltà a chiedere aiuto e sostegno. Oltre a pubblicizzare il numero verde antiviolenza 1522 della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità, c’è la possibilità di inquadrare un QR Code per collegarsi direttamente alla chat dove operano, sette giorni su sette e 24 ore su 24, operatrici specializzate.

“Se riuscissimo ad aiutare anche una sola donna in difficoltà con questa iniziativa sarebbe per noi un successo” spiega Stefania Casonato, Amministratore Delegato di Tigotà. “Il sostegno alle persone in difficoltà - spiega Casonato - è rappresentativo del nostro sistema valoriale. In Tigotà contiamo più di 4350 collaboratrici, l’85% sul totale delle persone che lavorano con noi. Ma questo non è l’unico aspetto che fa di Tigotà un’azienda vicina all’universo femminile. L’attenzione è rivolta a tutti gli aspetti della vita di una donna, anche quelli più difficili. Nei confronti delle persone vittime di violenza di genere è previsto uno sportello di ascolto aziendale unitamente a diverse misure di tutela: le richieste di aspettativa vengono infatti validate nel più breve tempo possibile, c'è inoltre la possibilità di richiedere il trasferimento presso una diversa filiale del gruppo al fine di offrire maggiore protezione alla vittima e, in caso di malattia derivante dalle conseguenze di violenze di genere, il periodo di conservazione del posto di lavoro è stato esteso a 240 giorni, rispetto ai 180 previsti dalla legge”.

“Non è facile per una donna intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.” conclude Alice Zorzan, referente dell’Area Contrasto alla Violenza di Genere di Gruppo Polis “Spesso le donne vittime di violenza entrano in una spirale di paura e di dipendenza affettiva che rende loro difficile uscire dalla situazione di abuso in cui si trovano. Il più delle volte la leva che le porta a chiedere aiuto è l'esposizione diretta dei figli ai maltrattamenti, ma non si può generalizzare perchè ogni donna ha il proprio limite oltre il quale non è più disposta a subire. All'interno dei centri antiviolenza e della Case Rifugio, una volta superata la fase della protezione e appurata la sicurezza del nucleo, il lavoro delle operatrici è quello di affiancare le donne nella costruzione del loro futuro, con la ricerca di un'entrata economica sufficiente all’indipendenza e al sostentamento suo e dei figli, un'abitazione e un contesto territoriale tutelante e sicuro.”

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